Mentre il Sebastiano Bach tracciava un solco indelebile nella storia della musica mondiale, gli ordinari figli della terra si preoccupavano sopra ogni cosa di pregare la Madonnina Rotta dei Baiocchi nella speranza di avere un raccolto migliore o di giungere quanto meno alle soglie dell'età riproduttiva senza vesciche sulla cappella.
Certo dell'ignoranza dei molti, mi prenderó oggi la briga di mostrarvi come il nostro eroe abbia posto in essere la propria differenza con il popolino infame e con le becere donnette del tempo.
1685: Il Bach, in arte Seba, nasce ad Eisenach, dove il cavadenti locale dichiara ufficialmente le misure del neonato alle autorità locali: quarantotto centimetri di statura e trentasette di nerchia. La madre, convinta di aver partorito due gemelli siamesi affibbia non uno, ma due nomi al figlio, originariamente destinato a chiamarsi Randazzo.
1694: Al Bach, in un battibaleno, gli moiono la mamma e il babbo, al Bach, e lui non fa una piega. Libero dalla tirannia patriarcale inizia a studiare il pianoforte insieme al fratello Maurizio: questi, distrutto da un inevitabile complesso di inferiorità, decide di cancellarsi dalla storia universale e di evocare in tutte le enciclopedie mondiali il simulacro Johann Cristoph Bach per sostituirlo nelle sue chiare insufficienze musicali di fronte ai postumi, o posteri, che dir si voglia.
1703: Ormai maggiorenne, il Sebastiano Bach si vede rifiutato l'incarico di organista di Sangerhausen, inutile borgo di ignoranti privi di gusto e stretti di vedute. La notizia non fa a tempo a rimbalzare per le sale della cultura europea che già il nostro Seba è selezionato quale musico di corte presso la cappella del Duca Giova Ernesto Terzo a Weimar1, città di storia e cultura, dove si guadagna un immediato riconoscimento popolare e tromba tantissimo.
1706: Il Giovanni Sebastiano, desideroso di sperimentare nuove avventure, decide di trasferirsi a Mühlhausen. Ivi, a quanto gli viene riferito da alcuni suoi conoscenti, c'è figa. Immediatamente appuntato organista locale, decide a sua volta di appuntare il proprio organo in base fissa a una seconda cugina del posto di grandissimo talento, sposandola di lì a poco per il grande dispiacere delle fiche Mulausenesi.
1708: Per liberarsi di certe responsabilità di fronte alla storia della superstizione e alla babbaggine del popolo del mondo scrive Gott ist mein König, delegando ufficialmente la propria autorità al mondo dei fantasmi come se fosse di prestanome. Lo stesso anno decide controvoglia di tornare a Weimar, forzato dal costante stato di agitazione della popolazione femminile di Mühlhausen, troppo sensibile alle sue naturali grazie.
1717: Arrestato in seguito a false accuse dettate dalle invidie del popolo becero e traditore, decide di lasciare Weimar al grido di vincerò, vincerò, vin-ce-òòòòòòò, tracciando un solco psichico nella storia della canzone che sarà rivisitato soltanto due secoli più tardi da un giovane Mino Reitano in occasione di una seduta spiritica volta a raccogliere informazioni di rilievo circa i perduti e preziosissimi diari del Duce.
1717: Trasferitosi a Köthen, il Seba inizia a piazzare colpi massimi nel firmamento della musica mondiale, e in diversi gli dicono bravo ai concerti.
1723: Dopo Köthen il Seba va a Lipsia, e anche a Lipsia spacca tutto, con riconoscimenti infiniti e una quantità di ritratti. Di qui e' tutto un trionfo, e dal momento che vincere facile é roba da degenerati tralasceró i dettagli.
1750: Dopo un maldestro intervento chirurgico all'occhio sinistro, volto a rimuovere la cataratta da seghe del Bach ed eseguito da uno dei tanti cretini di quel popolino infame e invidioso che al Seba era in ogni cosa inferiore, il Maestro saluta la curva con grandissima classe, gesti dell'ombrello e manifesto malumore.
1751: Il mondo inizia a percorrere una spirale discendente di degrado e ignoranza.
2019: Carote, brano d'esordio di un inconsapevole cantante neomelodico italiano fa segnare più di quattro milioni di visualizzazioni su Youtube.